È appena uscito per Gambini Editore il romanzo storico Il porto dell’olio di Antonio Bufo. Abbiamo intervistato l’autore, che ha seguito un percorso di coaching letterario con noi, a proposito della sua esperienza di scrittura e di pubblicazione. Antonio è un chirurgo, e il protagonista di questo suo romanzo d’esordio è un giovane chirurgo, ma non di oggi: siamo ai tempi dell’antica Roma.

La storia prende avvio nel 162 d.c. Il giovane medico Valerio, originario della tranquilla città di Ocriculum (oggi Otricoli, in provincia di Terni), si prepara a partire per la guerra. In Mesopotamia la situazione è grave e l’imperatore Marco Aurelio ha deciso di inviarvi una spedizione militare che sconfigga i Parti e renda stabili quei territori. Per Valerio sarà un viaggio durissimo e pericoloso, che lo metterà alla prova in modi che non avrebbe mai immaginato…
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Breve biografia dell’autore
Antonio Bufo è nato e vive a Gualdo, frazione del comune di Narni (in provincia di Terni). Laureatosi in Medicina e Chirurgia all’Università “La Sapienza” di Roma, svolge da molti anni la professione di chirurgo presso l’Ospedale di Narni. Per dare corso a un’antica passione, ha inoltre conseguito una seconda laurea in “Storia, Culture e Religioni” sempre presso “La Sapienza”, indirizzo storia antica e con relatore il Prof. Gian Luca Gregori. È al suo primo impegno letterario.
Antonio Bufo, grazie per questa intervista! Tu sei evidentemente un appassionato e un conoscitore di storia romana: cosa ti piace, cosa ti interessa di quell’era lontana?
Sono affascinato dal periodo medio imperiale, poiché la considero un’epoca di grandi cambiamenti: politici, sociali e culturali. Il lavoro di molti imperatori “illuminati” ha fatto sì che quel periodo sia più vicino ai nostri giorni che alla Roma arcaica.
Quando hai avuto l’idea di scrivere un romanzo ambientato in quel periodo, e quanto tempo ci hai messo a scriverlo?
L’idea è arrivata in un momento particolare. Avevo fatto una passeggiata agli scavi archeologici di Ocriculum e mi ero seduto sul prato proprio sopra al “porto dell’olio”; era un tardo pomeriggio primaverile e di fronte avevo il profilo dei monti Cimini. Il mio dispositivo musicale, che porto sempre al seguito quando cammino, manda The Long and Winding Road dei Beatles. L’ho sempre considerato un bellissimo brano crepuscolare, che stimola ricordi; da lì ho immaginato una storia. Ho impiegato cinque anni per scriverla. La scrittura di un romanzo storico è molto complessa e il mio lavoro di chirurgo non permette lunghe pause.
Nel tuo romanzo compaiono dei personaggi storici realmente esistiti e la guerra dei romani contro i Parti c’è stata. Secondo te, quanta libertà narrativa ci si può concedere quando si scrive un romanzo basato su vicende reali?

Credo che la macrostoria debba mantenere un impianto corretto; nell’ambito di questo, si può inserire una microstoria che si avvantaggi di una maggiore libertà narrativa. Bisogna stare attenti a non dare un taglio eccessivamente moderno a una storia di duemila anni fa, rispettando, per quanto possibile, usi e costumi dell’epoca. Questo non è semplice, perché nella microstoria viene spontaneo inserire esperienze personali, il proprio vissuto.
Quali erano le tue aspettative, quando hai deciso di scrivere il romanzo e di cercare una casa editrice? E finora, hai avuto quel che desideravi?
Non avevo aspettative particolari. Culturalmente sono un figlio degli anni ’70, con molte curiosità, grandi passioni e molta fantasia; ciò mi ha portato a intraprendere questa esperienza. Se riuscirò a incuriosire qualche lettore, mi sentirò già soddisfatto.
Per concludere, hai qualche consiglio da dare a chi si affaccia al mondo dell’editoria nella speranza di pubblicare il proprio libro?
Credo che un romanzo debba essere scritto per se stessi. È la mia prima esperienza, ma credo che lo scrittore debba essere anche il primo lettore e il primo critico del proprio scritto. Se ci piace e ci convince, possiamo andare avanti. Poi, è necessario affidarsi a professionisti del settore: individuare un buon editor, o book coach, con cui si possa creare un rapporto profondamente empatico, e anche trovare una casa editrice che risponda alle esigenze dello scrittore e alle finalità del romanzo.
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