Che cos’è l’arte, se non una catena di esperienze? Ognuno di noi cammina a modo proprio su un terreno che altri, molti altri, hanno calpestato in precedenza. Ogni nostro nuovo passo è reso possibile dai passi di coloro che ci hanno preceduto. Per questo chi scrive non può non leggere voracemente; per migliorare la propria lingua, per ampliare i propri orizzonti, per approfondire la propria visione delle cose.

È importante leggere le opere dei contemporanei, così da tenersi al passo con quel che accade al momento, ma non solo: anche i classici. I grandi libri scritti dai grandi autori. Leggerli (e rileggerli) può aiutarci a compiere scelte coraggiose nella nostra scrittura. Ad esempio, può aiutarci a delineare personaggi sfaccettati, più complessi. Personaggi a tutto tondo, che siano portatori di significati profondi e rendano più interessanti le nostre storie.
Il protagonista “antipatico”
A volte siamo assaliti dalla paura che il protagonista della nostra storia risulti poco simpatico al lettore, quindi lo riempiamo di qualità positive: bellezza, forza fisica, generosità d’animo eccetera. Ma in realtà, chi fruisce di una storia tende piuttosto a fare il tifo per i personaggi che abbiano una morale un po’ ambigua, non del tutto specchiata; tende naturalmente a cercare quanto comunque c’è di buono in loro.
Pensiamo a Il giovane Holden di J. D. Salinger. Il protagonista di questo grande romanzo ha una psiche travagliata: è immaturo, instabile, imprevedibile, irriverente e indifferente a quel che accade intorno a lui per la maggior parte della storia. Holden Caulfield è tutto ciò che un tipico personaggio “simpatico” non è; eppure, generazione dopo generazione, i lettori continuano a identificarsi in lui, a tifare per lui, a riconoscere nella sua vicenda alcuni aspetti della propria vita.
Questo grande classico può insegnarci a far sì che i nostri protagonisti agiscano e si muovano nel mondo come fanno le persone reali, non come personaggi “simpatici” tutti d’un pezzo e alla fine… piuttosto noiosi.
Personaggi a tutto tondo: il bene e il male
Come si suol dire, ogni storia deve avere un protagonista-eroe che persegue un obiettivo, e un antagonista che gli mette i bastoni tra le ruote. Un “buono” e un “cattivo”, quindi. Da una parte c’è il bene, dall’altra il male. Eppure, il bene e il male non sono mai separati in modo netto, nella vita; e non dovrebbero esserlo nemmeno nelle nostre storie…
Pensiamo a Frankenstein di Mary Shelley. Di primo acchitto, il lettore simpatizza per Victor Frankenstein, poiché il mostro che ha creato gli rovina la vita. Ma quando poi vede le cose dal punto di vista del mostro, il lettore arriva a vivere e comprendere profondamente le sensazioni di abbandono, isolamento e rabbia che provano coloro che sono ostracizzati dalla società.
L’empatia che proviamo per il mostro è ciò che rende questo romanzo un grande classico. La lezione che possiamo trarre da Frankenstein è quindi che, così come ogni medaglia ha due facce, ogni storia ha almeno due lati: non dovremmo mai scrivere da una prospettiva di parte, ma dovremmo sempre andare alla ricerca, attraverso i nostri personaggi, di una verità più complessa e sfaccettata.
Queste sono solo alcune delle ispirazioni che possiamo trarre dai classici, così da creare personaggi che non siano unidimensionali, ma siano dei veri e propri personaggi a tutto tondo. C’è un grande romanzo che ami particolarmente, e che costituisce un punto di riferimento importante per la tua scrittura? Noi siamo sicure di sì!
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