In questo periodo si sogna di più. Lo dicono gli specialisti durante le interviste, lo dicono gli amici nelle chat, lo dicono coloro che fino a non molto tempo fa sostenevano di non sognare. Ovviamente non è vero: tutti sogniamo, la notte e persino durante la siesta, e il più delle volte ricordiamo poco o nulla di quel che abbiamo sognato. Ma la cosa interessante è che, nella nostra mente, l’attività che genera i sogni è anche quella che genera le storie. Quelle che raccontiamo gli uni agli altri, quelle che scriviamo per noi stessi o per gli altri.

Scrivi i tuoi sogni: un'immagine fotografica che ha dell'impossibile

È bello annotare i propri sogni, al risveglio, in un quaderno speciale, avendone il tempo e la possibilità; ed è anche utile per la scrittura. Sì, perché prestare attenzione all’attività onirica è fonte di ispirazione (e può aiutare a vivere meglio).

Ci sono state epoche e civiltà nelle quali i sogni erano al centro della comprensione del proprio percorso di vita. Oggi sembriamo considerare il sogno e la realtà quotidiana come entità separate, che nella migliore delle ipotesi procedono su binari paralleli mentre il più delle volte la realtà è la locomotiva, e il sogno un rimorchio di scarsa importanza.

Quando respingiamo i sogni, perché non ne comprendiamo il linguaggio simbolico o magari ne siamo spaventati, rinunciamo all’assunzione di una consapevolezza che faciliterebbe l’espressione del nostro potenziale. Perché il sogno emerge da un’area della mente che non conosce restrizioni, che ha un diverso senso del tempo, dello spazio e della causalità: l’area delle intuizioni e delle scoperte anche scientifiche.

Einstein sognò di cavalcare un raggio di luce, come è noto. Sembra che Niels Bohr stesse lavorando sulla struttura dell’atomo quando sognò gli elettroni che ruotavano attorno al nucleo così come i pianeti ruotano attorno al sole. Un sogno ispirò a Mendeleev la tavola periodica degli elementi. Del resto si usa dire: “La notte porta consiglio”. Non è capitato anche a te di svegliarti avendo in mente la soluzione di un problema sul quale ti stavi inutilmente arrovellando?

Scrivere appena svegli

Spesso ci alziamo al mattino in uno stato creativo. C’è chi ama svegliarsi molto presto, difatti, e mettersi immediatamente a scrivere. Subito dopo aver sognato, accediamo più facilmente all’area della mente in grado di creare, e più difficilmente ci facciamo prendere la mano da pensieri di prudenza e di autocritica; siamo più disponibili a guardare il mondo a testa in giù e meno ad adagiarci sui luoghi comuni.

Naturalmente, per scrivere c’è bisogno che entrino in azione anche le nostre capacità cognitive; altrimenti non saremmo in grado di mettere insieme una frase. L’attività cognitiva è relativa all’acquisizione, all’organizzazione e all’utilizzo della conoscenza, mentre nel nostro inconscio risiede un enorme serbatoio di ispirazione personale e collettiva: idee che non sono immediatamente disponibili. Quando ci svegliamo, infatti, abbandonare il terreno dell’inconscio fa sì che i nostri sogni il più delle volte si dissolvano. La sfida è ricordarli in misura sufficiente da consentire loro di ispirarci. Come?

In primo luogo, evitiamo di svegliarci in modo brusco, per esempio con una musica martellante ad alto volume: prova a cercare suoni e musiche che ti portino allo stato di veglia in modo graduale. E quando sei nel dormiveglia, poco prima di alzarti, vedi se ti è rimasta nella mente un’immagine che hai sognato, e catturala; concentrati su di essa e prova a darle una definizione. Questo ti aiuterà a trasportarla nella dimensione della veglia.

Scrivi i tuoi sogni, quindi, annotali a penna su un quaderno speciale. E se proprio non ricordi nulla, non sforzarti; cerca piuttosto di tenere in considerazione la sensazione che ti è rimasta, e sul tuo quaderno descrivi quella. Una volta che l’hai fatto, puoi applicare quell’immagine, quella sensazione, alla tua scrittura?

Scrivi i tuoi sogni, dunque

Se vogliamo essere più creativi, dovremmo imparare a rendere permeabile, almeno in parte, la barriera che separa la nostra mente cognitiva da quella onirica. Il più grande dono che ne trarremo è la consapevolezza di avere a nostra disposizione una miniera interiore: saperlo trasformerà il processo di creazione, rendendolo, anziché “un lavoro”, una scoperta.

Certo, sapremo dove stiamo andando, eviteremo di procedere alla cieca, ma saremo anche in grado di lasciarci guidare dall’intuizione. Avremo trascorso buona parte delle nostre giornate impegnati in attività di ogni genere, avremo organizzato una serie di idee: il sonno le rimescolerà e farà emergere dal calderone della nostra mente qualcosa di unico.

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