Hai completato la prima stesura del tuo libro. Finora hai pensato solo a scriverlo, dalla prima all’ultima parola, senza continuamente chiederti se un certo termine, una frase, uno specifico paragrafo erano i più appropriati in assoluto. È arrivato, dunque, il momento di rileggere e correggere il testo: perché un buon editor può essere una risorsa preziosa, ma è anche molto utile sapersi auto-correggere.

C’è chi trova efficace rileggere il testo ad alta voce. È un modo per rendersi conto, in primo luogo, se scorre oppure si trascina un po’, appesantito da termini e dettagli non del tutto necessari (il che è probabile). Ti sembra che qualcosa suoni strano, magari contorto? Cerca un modo di semplificare la frase. Temi che un periodo risulti prolisso? Cerca un modo più conciso di dire la stessa cosa.

Chiediti anche se i dettagli che hai inserito sono rilevanti nell’economia generale del tuo scritto, se il lettore deve sapere tutte quelle cose e deve saperle in quel momento, se esse aggiungono valore alla tua scrittura rendendola più viva e più chiara.

Durante la correzione si assume un’attitudine più critica che durante la scrittura. Occorre scegliere i vocaboli con precisione se non addirittura con pignoleria; utilizzare solo le parole che servono — le più appropriate nel contesto — e scartare tutto il resto.

Ecco una manciata di parole ed espressioni che spesso possono essere eliminate da qualsivoglia testo senza comprometterne la comprensione o l’efficacia: molto, tanto, davvero, veramente, proprio, cominciò a, iniziò a, beh o be’ (al principio di una frase).

Te ne vengono in mente delle altre?

Vai a caccia degli aggettivi e degli avverbi che non aggiungono nulla, o che possono essere efficacemente sostituiti da azioni. Puoi scrivere che lui è nervoso e che lei è molto arrabbiata, oppure a lui puoi far fare qualcosa che racconti il suo nervosismo (un tic, una balbuzie, si asciuga il sudore dalle mani…), mentre lei può esprimere la propria rabbia attraverso il dialogo. Io, lettrice, trarrò le mie conclusioni sui personaggi, anziché trovarmele spiattellate davanti, e ne sarò molto più coinvolta.

Ricorda che non occorre dire tutto. Del tuo mondo immaginario, tu sai molto più di quel che farà parte del tuo romanzo. Chi ti leggerà colmerà i vuoti, e lo farà semplicemente perché così funziona la mente umana: nello stesso modo in cui riusciamo a leggere le parole stampate anche se vi mancano alcune lettere, quando ci immergiamo nella narrativa inseriamo dettagli che riguardano noi, la nostra vita.

Spesso correggere il testo vuol dire eliminare il superfluo; tagliare, senza rimpianti, tutto ciò che non è necessario. Perché le prime bozze quasi sempre si rivelano confuse, piene di dettagli inutili e modi contorti di dire le cose (ed è normale). Prova a elaborare una versione più stringata di quella certa frase, o pagina, che ti suona un po’ ridondante, e leggila ad alta voce. Poi leggi ad alta voce la versione precedente. Qual è la più convincente? Non lo sai? Nel dubbio, scegli quella tagliata. È quasi certamente la migliore delle due.

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4 commenti a: È il momento di correggere il testo

  1. Il mio non è un romanzo e nemmeno sono un letterato. Devo però scrivere tutta la mia esperienza di 60 anni artistici sulle materie e tecniche antiche che io sono riuscito a recuperare e praticarle. Questa storia dura da circa 3000 anni dove nessuno ha lasciato ricette o dettami scritti quindi tocca a me di avere il coraggio di scrivere le procedure di esecuzioni e le materie necessarie. Detto questo, più vado avanti e più mi demoralizzo rileggendo il testo che in percentuale e di circa 60%.Ecco vi scrivo solo per un semplice parere.

  2. Eliminerei:
    “, dalla prima all’ultima parola, ”
    “, in primo luogo,”
    “, e lo farà perché così funziona la mente umana:”

    • Ottimi suggerimenti, utili a rendere più stringato il testo di questo articolo!
      Grazie, Francesco: ci risentiamo presto 😉

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