Hai mai sentito parlare della regola delle 5 W? È una regola importante nello stile giornalistico anglosassone. Le 5 W rappresentano 5 domande fondamentali alle quali ogni articolo dovrebbe dare risposta nella parte iniziale: chi? Cosa? Quando? Dove? Perché? (Queste parole, in inglese, cominciano tutte per W).

Ispirandoci a questo, abbiamo provato a immaginare cinque domande di grande importanza che potremmo porci prima di metterci a lavorare alla stesura di un libro. Cercare risposte ci aiuterà a fare chiarezza, ci indurrà a utilizzare al meglio il nostro tempo e — quasi certamente — ci porterà a scrivere un libro migliore. Eccole a te.
1) Perché voglio scrivere questo libro?
La prima delle 5 domande da porsi è meno ovvia di quanto possa sembrare… scorriamo insieme alcune possibili risposte: noi di Scrittura a tutto tondo abbiamo già accennato a questo argomento in altri articoli. Dunque, perché scrivere? Ad esempio, perché scrivere è un miracolo; e poi perché non c’è mai stato, nella storia, un momento migliore di questo per scrivere; inoltre, in modo ancora più specifico… ⬇️
Cerchiamo adesso di andare ancora più a fondo; e soprattutto, di personalizzare la risposta. Tu, che intendi scrivere quel libro — proprio quel libro e non un altro — cerca di chiarire con te stesso/a le ragioni profonde per le quali intendi scriverlo. Se lo farai in modo il più possibile specifico, eviterai a te stesso/a di perderti lungo la strada e magari incappare nel blocco dello scrittore.
Una volta che hai trovato le tue risposte, prova a metterle su carta e a rileggerle ogni giorno, prima di accingerti a scrivere: la fonte della tua ispirazione ne risulterà ogni giorno rinnovata e rinfrescata.
2) Per chi voglio scrivere questo libro?
Chi è il tuo lettore, la tua lettrice ideale? Se stai pensando: “il mio libro è per tutti!”, “è per il mondo intero!” stai forse commettendo un piccolo errore. Non è possibile scrivere un libro per tutti. Non è possibile parlare la lingua di tutti; con questo obiettivo nella mente, si rischia di essere generici e di non rivolgersi, alla fine dei conti, a nessuno.
Se, invece, si intende rivolgersi a una specifica “nicchia”, il contenuto del libro creerà risonanze importanti non solo all’interno della nicchia, ma anche al suo esterno.
3) A cosa rinuncio, per scrivere?

In altre parole, come farai a trovare il tempo, con tutto quello che hai da fare tra lavoro, famiglia e quant’altro? La verità è che, per scrivere, molti di noi devono mettere in secondo piano tutto il possibile, o quantomeno rimandare tutto il possibile ai momenti successivi alla scrittura.
Potresti, ad esempio, rinunciare a un’attività che non rappresenta per te una passione, ma un “dovere” in fondo non del tutto necessario. Oppure, potresti limitare il tempo che dedichi a un amico il quale non fa che chiamarti per lamentarsi dei suoi problemi, anziché decidersi ad affrontarli. O addirittura, nel lavoro, potresti liberarti di un cliente troppo difficile, che non si assume le proprie responsabilità, che non si presenta agli appuntamenti… abbandonarlo al suo destino può essere faticoso, potrebbe anche farti sentire un po’ in colpa, ma la sensazione di sollievo e liberazione che ne proverai sarà estremamente salutare. E anche per quel cliente, rinunciare a te potrebbe costituire una scossa quanto mai salutare!
4) Di cosa tratta il mio libro?
Anche questa sembra una domanda semplice dalla risposta semplice. Ma quando avrai formulato la tua chiara, chiarissima risposta, saprai esattamente cosa inserire nel tuo libro e cosa escluderne. Forse dentro di te ci sono idee per più di un libro, e non sarebbe opportuno stiparle tutte nel primo che ti accingi a scrivere. Conoscere con precisione i propri obiettivi è il modo migliore per raggiungerli.
5) Come posso organizzare la materia?
Scrivere “alla cieca”, senza sapere bene dove si arriverà, è senz’altro possibile; la scrittura di un libro è un processo organico che varia anche sensibilmente da scrittore a scrittore. D’altra parte, concepire una struttura, e poi seguirla come il treno segue i binari, è un atto di libertà: non è affatto una costrizione. In questo modo si risparmia tempo; si evita a se stessi di scrivere pagine e pagine che poi non troveranno posto nella stesura definitiva. Concepire una struttura, che nel tempo potrebbe anche modificarsi (come avviene quasi sempre) rende anche più semplice l’atto di mettersi a sedere a scrivere. Puoi, ad esempio, osservare la struttura complessiva, trovare una sezione che in quel momento ti appassiona, e scrivere quella; non devi per forza scrivere in sequenza, dal primo capitolo all’ultimo.
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