In questo articolo di Salvo Zappulla, uscito sull’ultimo numero del bimestrale Notabilis, si parla delle nuove possibilità che oggi si offrono a chi scrive — e si parla anche di noi di Scrittura a tutto tondo. Ne pubblichiamo un estratto, la prima parte; se desideri leggere l’articolo completo, puoi scaricarlo con un clic (Pdf — 770 KB).

La letteratura è subordinata alle leggi di mercato, i libri si producono e si adeguano ai gusti dei lettori. Questa considerazione, un po’ amara per la verità, trova pieno riscontro in un’era contrassegnata dalla globalizzazione, che molte volte fa rima con omologazione. La crisi accentua questa tendenza: editori in grosse difficoltà preferiscono rischiare sempre meno e appiattirsi sui prodotti di consumo, sui libri usa e getta, sulle storie di sesso a buon mercato; trame cruente da propinare ai lettori, thriller mozzafiato e commissari dalla mascella dura pronti a sparare al primo fruscio della tenda. Mode letterarie e spazzatura cartacea. Libri pubblicati esclusivamente per ragioni di cassetta. Oppure, gli editori preferiscono puntare su nomi consolidati, nomi sicuri a prova di mercato, magari autori cui rimane poco da dire.
Il cerchio si restringe. Meno spazio per i libri impegnati, per le opere squisitamente letterarie portatrici di “controvalori”. E meno spazio per i piccoli che operano in questo settore. Che tristezza assistere impotenti all’agonia delle piccole librerie indipendenti, strozzate dalla concorrenza spesso sleale delle grandi catene di distribuzione. Le piccole case editrici assorbite dalle balene che monopolizzano il sistema, decidono i premi letterari, gli autori da portare alla ribalta, quelli da tenere ai margini. E di questo passo dove va a finire il pluralismo? Dove va a finire la libera espressione intellettuale?
Per fortuna ogni democrazia ha i suoi anticorpi che reagiscono. È arrivato internet a porre un freno al tentativo di soffocamento; internet è l’invenzione del secolo, ha rivoluzionato il mondo della comunicazione. Se prima il monopolio dell’informazione apparteneva alle grandi testate giornalistiche, ora anche i piccoli editori e gli autori sconosciuti hanno trovato un’alternativa per avere visibilità. Anche se il mondo del virtuale è un oceano popolato da pesci multiformi che si muovono sconnessi alla ricerca di luce; un universo parallelo alla carta stampata, cui si contrappone, che cerca la sua via. E anche se spesso genera confusione e i testi non ricevono una vera selezione. Istituzione democratica per eccellenza, il web un piccolo spazio non lo nega a nessuno. Il rischio è di immergersi in un grande calderone dagli ingredienti più disparati; ma il web apre anche alla speranza, offre un piatto di minestra calda al viandante-scrittore cui altri hanno sbattuto la porta in faccia. Ed ecco che milioni di persone hanno trovato come tirare fuori i loro scritti dal cassetto, per proporli in questo palcoscenico futuristico che permette connessioni all’infinito con lo scambio di link. Possiamo considerarlo un vero movimento artistico? Un esercito di pennaioli è destinato a rivoluzionare il mondo della letteratura? O piuttosto un surrogato, un supporto che aiuta a tenere in vita i sogni velleitari di tante persone prive di talento?
Sicuramente ha i suoi aspetti negativi, è un congegno mostruoso in grado di trasformare la vita di un individuo e alimentare illusioni, ma non vi è dubbio che fornisca ossigeno ai più deboli, che sia entrato nelle nostre esistenze modificando comportamenti e impulsi, che abbia ridato entusiasmo e linfa a quanti si erano già rassegnati. Molti scrittori che non avevano visibilità si sono costruiti il loro bel sito per comunicare con i lettori e annunciare le loro iniziative. Molti preferiscono pubblicare i loro libri in versione e-book, o meglio autopubblicarli, e investire risorse in proprio facendo a meno degli editori. Ma come funziona questo modo di operare? È funzionale? Quante possibilità ci sono di emergere dal marasma di testi inseriti nei siti specializzati? Si può sperare nel miracolo di un improvviso successo?
Rivolgo queste domande a Rita Charbonnier…
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